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L'ADULATORE 501

Sancio. Effetto della vostra bontà.

Conte. Sapete che vi ho supplicato concedermi in consorte la signora donna Isabella, e spero che sarete in grado di mantenermi la parola che mi avete data.

Sancio. Io non soglio mancare alla mia parola.

Conte. Quand’è così, posso sperare di concludere quanto prima le nozze.

Sancio. A mia figlia non ne ho ancora parlato. S’ella è qui nell’appartamento di sua madre, sentirò il di lei sentimento: poichè non ho altra figlia, e desidero di compiacerla.

Conte. Vi lodo infinitamente, ma spero non sarà ella alle mie nozze contraria1.

Sancio. Due parole mi bastano. Isabella. (alla porta)

SCENA VII.

Donna Isabella e detti.

Isabella. Che mi comanda, signor padre?

Sancio. Dimmi, hai tu piacere di farti sposa?

Isabella. Io di queste cose non m’intendo.

Sancio. Vedi là il signor Conte?

Isabella. Lo vedo.

Sancio. Lo accetteresti per tuo marito?

Isabella. Per marito?

Sancio. Sì, per marito.

Isabella. Vengo subito. (in atto di partire)

Sancio. Dove vai?

Isabella. Vengo subito. (entra in camera)

Conte. E così ha ella detto di no?

Sancio. Ha detto, vengo subito. Vediamo se torna. Sentite, amico, mia figlia è una cosa rara al dì d’oggi. Ella è innocente come una colomba.

Conte. Questo è quello che infinitamente mi piace.2

  1. Bett.: nemica.
  2. Segue nelle edd. Bett., Pap. ecc.: «Sanc. Andate a trovar un’altra.