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226 ATTO PRIMO

Eugenio. Il Conte è poi solo?

Don Marzio. Oibò; vi è la porta di dietro.

Ridolfo. (Col caffè) Ecco qui il terzo caffè. (ad Eugenio)

Don Marzio. Ah! Che dite, Ridolfo? So tutto io della ballerina?

Ridolfo. Io le ho detto un’altra volta, che non me ne intrico.

Don Marzio. Grand’uomo son io, per saper ogni cosa! Chi vuol sapere quel che passa in casa di tutte le virtuose e di tutte le ballerine, ha da venire da me.

Eugenio. Dunque questa signora ballerina è un capo1 d’opera.

Don Marzio. L’ho veramente scoperta come va. È roba di tutto gusto. Ah, Ridolfo, lo so io?

Ridolfo. Quando V. S. mi chiama in testimonio, bisogna ch’io dica la verità. Tutta la contrada la tiene per una donna da bene.

Don Marzio. Una donna da bene? Una donna da bene?

Ridolfo. Io le dico che in casa sua non vi va nessuno.

Don Marzio. Per la porta di dietro, flusso e riflusso.

Eugenio. E sì ella pare2 una ragazza più tosto savia.

Don Marzio. Sì, savia! Il conte Buonatesta la mantiene. Poi vi va chi vuole.

Eugenio. Io ho provato qualche volta a dirle delle paroline3, e non ho fatto niente.

Don Marzio. Avete un filippo da scommettere? Andiamo.

Ridolfo. (Oh che lingua!) (da sè)

Eugenio. Vengo qui a bever il caffè ogni giorno; e, per dirla, non ho veduto andarvi nessuno.

Don Marzio. Non sapete che ha la porta segreta qui nella strada remota4? Vanno per di là.

Eugenio. Sarà così.

Don Marzio. È senz’altro.

  1. Bett., Pap. ecc.: capetto.
  2. Bett.: E sì pareva.
  3. Bett. e Pap.: a dirle le belle parole.
  4. Bett. e Pap.: qui nella stradella.