Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/125


LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 117

permettermi ch’io mi possa prendere con esso lui una simile confidenza.

Lelio. Per dir il vero, la premura ch’io nutrisco delle vostre soddisfazioni, non è senza interesse; ma la mercede, a cui aspira il mio cuore, vai molto più di quello mi avete graziosamente donato.

Rosaura. E qual è la mercede che a misura del vostro merito possiate da me ottenere?

Lelio. Qualche generosa porzione della vostra grazia.

Rosaura. Oh via, signor Conte; vedo che vi prendete spasso di me.

Lelio. Mostrerei di esser poco conoscitore del merito, se non aspirassi all’onore di essere da voi ben veduto.

Rosaura. Ben veduto, stimato e venerato voi siete.

Lelio. E niente più?

Rosaura. Che cosa pretendereste di più?

Lelio. Niente amato? Niente affatto?

Rosaura. Onestamente posso anche amarvi.

Lelio. Oh, si sa, onestamente1.

Rosaura. Caro Conte, ditemi con sincerità. Siete impegnato con alcuna dama?

Lelio. Cinque ne ho servite in un anno, e tutte cinque si sono disgustate di me per femminili puntigli. La prima, perchè ho procurato di accomodare in un’altra casa un servitore che aveva ella licenziato. La seconda, perchè in faccia sua ho detto che mi piacevano gli occhi d’una Romana. La terza, perchè giuocando all’ombre2 le ho dato un codiglio. La quarta, perchè innocentemente ho scoperta una sua bugia; e la quinta, per essermi scordato una sera d’andare a prenderla alla conversazione. All’ultimo mi sono posto a servire la contessa Beatrice, la quale non è tanto puntigliosa, quanto le altre.

Rosaura. Presto presto essa pure vi scarterà.

Lelio. Per qual motivo?

Rosaura. Può essere per causa mia.

  1. Segue nell’ed. Bett.: Amatemi onestamente, ma concedetemi qualche cosa.
  2. Goldoni descrive questo gioco nella Donna di garbo, A. II, sc. 2: v. vol. I, p. 458.