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254 ATTO SECONDO

Flaminio. E non credete....

Rodrigo. Udite la lettera. E il conte degli Anselmi che scrive a me. Amico. Due ore sono, mancò di vivere il povero don Roberto, assalito da un orribile parossismo. Io ne avanzo a voi la funesta notizia, sapendo essere stato il suo più intrinseco e fedele amico. Recate voi l’infausta nuova alla infelice vedova dama....

Virginia. Quel signore ch’è venuto stamattina da Benevento, vada a riposare, che sarà stracco. Gran cabalisti che siete voi altri uomini.

Flaminio. (Don Rodrigo mi ha fatto comparire un bugiardo in faccia a tutta la conversazione. Don Rodrigo me la pagherà). (parte guardando bruscamente don Rodrigo)

Rodrigo. (Don Flaminio mi guarda torvo e parte; non ho paura di lui). (vuol partire)

Claudia. Non vorrei seguisse qualche duello. (a Virginia)

Virginia. Don Rodrigo.

Rodrigo. Mia signora.

Virginia. E volete partire, senza dir niente alla povera donna Eleonora?

Rodrigo. È necessario ch’ella lo sappia? Ma giacchè si trovano qui due dame, lascierò ad esse il carico di un tale uffizio.

Claudia. Eh via, don Rodrigo, non fate tanto l’indifferente. Andate ad asciugare le lagrime alla vedovella.

Rodrigo. Io sono un cavaliere onorato; donna Eleonora è una donna saggia e prudente, e chi pensa diversamente, ha il cuor guasto e corrotto dai pregiudizi del mal costume. (parte)

Virginia. Donna Claudia, ingoiate questa pillola.

Filiberto. Don Rodrigo ha parlato assai schietto.

Alonso. Imparate, signore mie, a giudicar meglio e a mormorar meno.

Filiberto. (La volpe perde il pelo, ma non il vizio). (da sè)

Virginia. Don Alonso, andate a ritrovare un medico. Donna Eleonora avrà bisogno di essere sovvenuta.

Alonso. Lo farò volentieri.

Virginia. E voi, don Filiberto, fatevi servire colla mia carrozza,