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la sperienza, che fa vedere il buon esito di tale scelta, io non fo difficoltà veruna di valermi talvolta fra gli altri di questo artifizio.

Dal pensare sempre in un modo nascono quasi sempre opere uguali, e si perde il frutto della varietà tanto necessaria sul teatro. Oltredichè, chi volesse esaminare i caratteri da me nella mia Commedia imitati, troverebbe per avventura che non solamente non gli ho sospinti più là di quello che natura porti; ma forse gli ho di qua trattenuti. Perciochè là dove vizio o virtù si voglia imitare, trovansi originali virtuosi e viziosi alle volte, che vanno più avanti di quello che si soglia fare comunemente, co’ quali ultimi chi volesse confrontare i due personaggi, supponiamo Ottavio e Lelio, troverebbe che i finti sono inferiori a molti de’ veri, come ancora chi volesse paragonare la bontà, l’amore e la sofferenza d’alcune mogli alla buona moglie della mia Rappresentazione, vedrebbe quanto quelle in sì fatte virtù la sopravanzino.

Ma di ciò sia detto a bastanza; e sol tanto quanto basti per rendervi qualche conto in ogni mio lavoro della mia forma di pensare, non già per illustrare le mie Commedie; alle quali non desidero il merito che può nascere dalle prefazioni, ma quello di farsi con benignità sofferire dagli ascoltanti.