Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1907, I.djvu/48

18


Io poi, per dire la verità, sempre mai stato sono di docile temperamento. M’arresi alle di lui insinuazioni e gli prestai obbedienza. Comunicommi l’idea del Collegio, non mi dispiacque; mi disse che mi volea applicato alla Medicina; vi avea della ripugnanza, ma pure non ebbi coraggio di contraddire. Finchè giungesse il tempo, in cui passar doveva a Pavia per colà studiare la medicina teorica, pensò mio Padre, per occuparmi, di farmi seco lui applicare alla pratica. Mi conduceva seco alle visite, mi faceva far delle osservazioni e m’impratichiva dei polsi.

Avvenne un giorno, che fu chiamato ad assistere ad una Giovane assai più bella che onesta, la quale aveva una malattia ch’io mi dispenso di nominare. Andai io seco secondo il solito, entrai nella stanza dell’ammalata, ma poco dopo mi fece uscire, e perch’io non istessi solo in cucina, venne in mia compagnia la vecchia Madre della Fanciulla, lasciando solo il Medico colla Figliuola. Oh, quante cortesie mi praticò quella buona Donna! M’invitò gentilmente in sua casa; mi disse che la giovane aveva un piccolo male, che non le impediva di stare in buona conversazione, e che poteva andarvi senza mio Padre. In fatti mi approfittai dell’esibizione. Appena mi liberai dal fianco del mio Genitore, tornai colà da me solo. M’introdusse la buona Madre, dicendo: Vedi, Figliuola mia, con qual premura torna qui il Dottorino per intendere del tuo stato: si accosti al letto: dagli da sentire il tuo polso; favorisca di sedere: veda, esamini, osservi; frattanto andrò alla spezieria a prendere il medicamento, che le ha ordinato il Signor Dottore. Partì ella così dicendo. Io restai solo coll’ammalata, ch’era però seduta nel letto, coperta con un grazioso vestito color di rosa, con una cuffia in capo annodata sotto la gola, e con sì vivi colori in viso, che faceano ammalare il Medico. Quand’ecco all’improvviso mio Padre, avvisato non so da chi di questa mia troppo sospetta visita e pericolosa; entra con faccia burbera e risoluta; rimprovera l’ammalata, mi prende per un braccio, seco lui mi strascina, mi guida in casa, e con una maniera la più patetica di questo mondo, mi corregge, mi rimprovera, mi ammonisce; sul gusto quasi di Pantalone nella mia Commedia intitolata: La buona

Moglie,