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Parenti che aveano cura della mia educazione, non m’avrebbero lasciato mai camminare sì presto per cotal via; e senza gli studj metodici e necessari sarebbe stato un porre, come dir si suole, il carro innanzi a’ buoi.

Trovavasi allora mio Padre nella Città di Perugia, esercitando colà l’Arte Medica; pensò bene ch’io passassi vicino a lui, e in compagnia di un venerabile Monaco Olivetano, della Nobile Famiglia Ariminese de’ Rinalducci, partii da Venezia mia Patria e m’incamminai a Perugia. Colà fui posto alle scuole de’ Padri della Compagnia di Gesù, nella Classe inferiore della Gramatica, ov’era Maestro in allora il Padre Filippo Liggi. Non voglio lasciar qui di enunciare un fenomeno assai curioso accadutomi in tale incontro. Io aveva di già scorsi in Venezia i principj della Gramatica, e mi credea sufficiente per comparire ovunque in una simile Classe. Giunsi alla Scuola in Perugia a mezzo il corso della stagione, e per tutto il restante dell’anno mi trovai sì confuso, debole di fantasia e d’intelletto, che non sapeva fare una concordanza, ed era io il ridicolo della scuola, caricando gl’insolenti scolaretti di derisioni e d’ingiurie il povero Veneziano novellamente arrivato. Venne il giorno in cui si dà da’ Maestri il latino che chiamasi del passaggio, e già tutti aspettavano, ed io aspettava cogli altri, di vedermi rimandato alle concordanze. Oh inaspettato evento, per me di giubbilo e per gli altri d’invidia! Il mio latino riuscì il migliore di tutti. Mi diedi animo nell’esame. Passai alla Superiore. Fui creato Imperator dei Romani, sostenni la dignità tutto l’anno, ed ecco nel primo Rame di questo secondo Tomo Goldoni in mezzo alla Scuola a sventolar la bandiera, che mai s’avrebbe sognato di dover servire di Frontispizio alle mie Commedie.

Se avrai la sofferenza, Lettor carissimo, di leggere le mie Prefazioni e le mie Lettere dedicatorie, vi troverai degli aneddoti e delle notizie che non ti aspetti, e qualche volta una lettera o una Prefazione valerà a compensarti la noia che avrai nel leggere una Commedia, o cattiva per se medesima, o mal confacente al tuo genio.


L’AU-