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dando verso il Palazzo del Potestà incontrai il zoppo, Zio della bella Compatriotta. Mi fa festa in veggendomi, e si lagna ch’io non sia stato una seconda volta a vederli, vicino a Crema. Gli racconto la mia partenza improvvisa, la mia disgrazia in cammino e la mia intenzione di presentarmi al pubblico Rappresentante. Quest’uomo mi balza al collo, mi prega, mi scongiura d’andar da lui e dalla Nipote, mi prende per la mano, e zoppicando mi tira seco. Io ci aveva qualche difficoltà; la sua fisonomia, il luogo dove l’aveva veduto presso di Crema, e l’aria libertina che aveva acquistata a Milano la giovane, in occasion della Guerra, m’indicavano presso a poco che cos’erano l’uno e l’altra; ma tanto fece e disse, che mi lasciai condurre alla di lui casa. Giunti colà m’annonzia alla Nipote, come un miracolo; quante feste! quanti accoglimenti dalla giovane di buon cuore! Presto, una camera; ecco un letto per voi. Cenerete qui. Tutte cose di cui aveva bisogno, ma che non potea ricevere senza rimorso.

Finalmente l’ora era molto avanzata. Non era sicuro di trovare il pubblico Rappresentante, avea del rossore a presentarmi e a chiedere, e qui mi offerivano e mi pregavano, ho deliberato di accettare e di restare. Si parla, si discorre; mi sovviene dell’uomo, che mi ha accompagnato; accenno la volontà che avrei, che fosse riconosciuto. Il zoppo mi domanda in qual Osteria si è fermato, glie lo dico, ei parte subito per dargli mezzo ducato. Voleva scrivere al buon Religioso per ringraziarlo, ma in quella casa non eravi nè carta, nè calamajo. Restato solo colla Giovane, e desideroso di sapere la verità, cercai tirarla in ragionamenti, e finalmente, veggendo ella ch’io m’era accorto del suo mestiere, non osò di negarmelo, e mi confessò che chiamavasi M.... R.... ed il supposto suo Zio non era che un vagabondo, che l’aveva sedotta e viveva alle di lei spalle. Volea partir di là sul momento; ma ella colle lagrime agli occhi mi pregò di restare. Ritorna in questo tempo Vulcano, mi assicura che l’Uomo di Casalpasturlengo è rimasto contento, si spoglia, si mette un berrettino in capo, si smanica la camicia sino alle spalle, e va in cucina a prepararci la cena.


til’uomo