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58 parte prima


ragioni. La signorina doveva ella aspettare il vostro comodo? No: ella non n’era padrona, bisognava maritarla: l’avrebbe potuta sposare un giovine, e voi l’avreste perduta per sempre. Si marita ad un vecchio, ad un uomo cagionevole, e che non può vivere per lungo tempo; e benchè io non conosca i piaceri ed i disgusti del matrimonio, pure so che una moglie giovine deve abbreviar la vita di un marito vecchio; e così voi possederete una bella vedova, che non avrà avuto di moglie, che il nome. State dunque quieto su questo punto, essa avrà avvantaggiati i suoi interessi, sarà molto più ricca che non è attualmente, frattanto voi farete il vostro viaggio. Nè abbiate timore alcuno riguardo a lei: no, mio caro amico, non temete; ella vivrà nel mondo col suo vecchione, ed io veglierò sempre sulla di lei condotta. Sì, sì, ella è vostra, ve ne sto garante, e vi dò la mia parola d’onore. — Ecco la signorina N*** che giunge, e si accosta alla grata. La direttrice mi dice in un’aria di mistero: congratulatevi con madamina sul di lei matrimonio. Non potei più reggere; fo la mia reverenza, e me ne vado senza dir altro. Non vidi più nè la direttrice, nè l’educanda, e grazie a Dio non tardai molto a scordarmi di tutte e due.

CAPITOLO XX.

Mio arrivo a Feltre. — Compagnia di comici. — Spettacolosa comitiva. — Mie prime opere comiche. — Miei amori.

Subitochè ricevei la lettera di avviso per andare a Feltre, feci partenza da Chiozza, accompagnato da mio padre, e andai con lui a Venezia a presentarmi a sua eccellenza Paolo Spinelli, nobile veneziano, podestà, o governatore, che io dovevo seguitare. Andammo inoltre a far visita al cancelliere Zabottini, sotto i cui ordini ero per intraprendere le mie occupazioni. Lasciai Venezia pochi giorni dopo, e arrivai in capo a quarantott’ore al luogo di mia residenza.

Feltre, o Feltri, è una città, che fa parte della Marca Trevisana, provincia della Repubblica di Venezia, sessanta leghe distante dalla capitale, ed ha vescovado e molta nobiltà. La città è montuosa, scoscesa, e talmente ingombra di neve in tutto l’inverno, che le porte delle abitazioni nelle strade più anguste rimanendo chiuse dal ghiaccio, bisogna uscire per le finestre dei primi piani. Si attribuisce fra l’altre a Cesare il seguente verso latino: Feltria perpetuo nivium damnata rigori.

Quivi giunto prima degli altri affine di ricevere dal mio predecessore la consegna degli archivi e dei processi incominciati, intesi con piacevole mio stupore, che vi era in città una compagnia di comici fatta venire dal passato governatore, e che contava di dare alcune rappresentazioni all’arrivo del nuovo. Il direttore di questa compagnia era Carlo Veronese, quell’istesso che, trent’anni dopo venne a Parigi a recitar le parti di Pantalone nella commedia italiana, conducendo seco le due figlie, la bella Carolina e la graziosa Cammilla. La compagnia non era cattiva; il direttore, malgrado il suo occhio di vetro, sosteneva le parti di primo amoroso, e rividi con piacere quel Florindo dei Maccheroni da me conosciuto a Rimini, che per esser vecchio non recitava, se non se da re nella tragedia, da padre nobile nella commedia.

Quattro giorni dopo giunse il governatore in compagnia del cancelliere e di un altro uffiziale di giustizia col titolo di vicario, il