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GOGOL

boccarono i calzoni, entrarono nell’acqua fino al ginocchio e con grosse corde tiravano dalla riva i canotti. Altri facevano rotolare travi secche già pronte e legname di ogni sorta. Qua coprivano di tavole un canotto, là ne avevano rivoltato sottosopra un altro e lo ristoppavano e incatramavano; qua legavano ai fianchi di altri canotti, secondo l’usanza cosacca, dei fasci di canne lunghe per impedire che i canotti fossero sommersi dalle onde del mare; là, piú lontano, per tutta la riviera, avevano acceso dei fuochi e in caldaie di rame facevano bollire la pece per spalmare i legni. Gli anziani esperti ammaestravano i giovani. Rumore di colpi e grida di lavoranti risonavano tutt’intorno; la spiaggia era tutta agitata, piena di movimento e di vita.

In quel frattempo una grande zattera cominciò a dirigersi verso la riva. Un gruppo di gente che vi era sopra, già di lontano faceva segnali agitando le mani. Erano cosacchi dalle svitke a brandelli. Il disordine del loro abbigliamento — alcuni non avevano altro che la camicia, e una pipa corta fra i denti — lasciava intendere che essi erano allora allora scampati da chi sa quale disastro, o pure s’erano dato tanto spasso da giuocarsi tutto ciò che avevano addosso. Di mezzo ad essi si staccò e si fece avanti, un co-


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