Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/79


TARAS BUL'BA

nostra assenza anche il Tartaro può venire all’assalto; quelli sono i cani dei Turchi: di faccia non si arrischiano, e una visita a casa non hanno il coraggio di farcela, ma di dietro addentano i talloni, e allora mordono a sangue. E poi, giacché siamo ormai a dire la verità, non siamo abbastanza provvisti di canotti, e anche della polvere non ne abbiamo macinata in cosí grande quantità da poter fare una spedizione in massa. Ma io, per parte mia, son pronto; io sono il servo della vostra volontà.

Lo scaltro atamano non disse altro. I vari gruppi cominciarono a conversare, gli atamani delle kurjenje a consultarsi; gli ubbriachi per fortuna non erano molti, e quindi deliberarono di dare ascolto al consiglio prudente.

Immediatamente alcune persone si recarono sulla riva opposta del Dnjepr, al magazzino dell’esercito, là dove in nascondigli inaccessibili, sotto l’acqua e tra le canne, era nascosto il tesoro dell’esercito e una parte delle armi tolte ai nemici. Gli altri corsero tutti ai canotti, a esaminarli e a metterli in ordine per il viaggio. In un attimo la riva fu piena di una folla di popolo. Alcuni carpentieri si presentarono con la scure in mano. Vecchi Saporogini abbronzati, dalle larghe spalle e dalle gambe robuste, quali coi baffi brizzolati e quali coi baffi neri, si rim-


77