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TARAS BUL'BA

lungo tempo in seguito gli apparve in sogno l’orrenda cerimonia di quel supplizio, e sempre gli si presentava alla mente l’immagine di quell’uomo sepolto vivo insieme con quell’orrenda bara.

Ben presto i due giovani cosacchi si acquistarono la stima di tutta la comunità cosacca. Spesso, insieme con altri compagni della loro kurjenja, e talora con tutta la kurjenja e con le kurjenje vicine, andavano nella steppa per tirare all’innumerevole quantità di tutti i possibili uccelli della steppa, ai cervi e alle capre, o anche si recavano ai laghi, ai fiumi e ai canali, assegnati a sorte a ciascuna kurjenja, per calarvi le reti e prendere una buona provvista di pesci per il rifornimento di tutta la loro kurjenja. Quantunque non fossero quelle le scienze in cui si mette alla prova il cosacco, pure essi erano già segnalati in mezzo agli altri giovani per il loro sicuro ardimento e per il successo che li accompagnava in ogni impresa. Con agilità e fermezza tiravano al bersaglio, e nuotavano nel Dnjepr contro corrente; impresa, questa, per la quale il novizio era accolto trionfalmente nella società cosacca.

Ma il vecchio Taras preparava per essi un’attività ben diversa. Non andava a sangue, a lui, quella vita inconcludente: un’azione viva e vera


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