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GOGOL

ti e lungo le acque correnti, e la scura fila dei cigni in volo verso il nord a un tratto s’illuminava di una luce argento-rosa, e allora pareva che dei panni rossi volassero per il cielo oscuro.

I viandanti proseguirono il loro cammino senza alcun incidente. Non incontrarono mai alberi; sempre la stessa interminabile, ondeggiante, incantevole steppa. Solamente, a tratti, apparivano in contorni azzurri le cime della selva lontana che si stende sulle rive del Dnjepr. Una volta sola Taras segnalò ai figli un piccolo punto nereggiante tra l’erba lontana, e disse:

— Vedete, figliuoli, ecco lí un tartaro che cavalca!

Una piccola testina coi baffi piantò da lungi sopra di loro i suoi occhietti stretti, fiutò l’aria come un cane da caccia; e con la sveltezza d’un camoscio scomparve, quando vide che i cosacchi erano in tredici.

— Su, ragazzi, provatevi a inseguire il tartaro! ma non vi provate neppure... non lo raggiungerete mai e poi mai: ha un cavallo piú veloce del mio Diavolo.

Però, ad ogni buon fine, Bul’ba prese le sue precauzioni per premunirsi contro un’imboscata nascosta in qualche parte. Avanzarono a galoppo fino a un piccolo fiumicello chiamato la Tartara, un affluente del Dnjepr, entrarono coi


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