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GOGOL


— Eh, eh, eh! che avete, ragazzi, che siete cosí mogi? — disse finalmente Bul’ba, scuotendosi dalle sue meditazioni — come se foste dei poveri fraticelli! via, i pensieri vadano al diavolo tutti in una volta! Accendete le pipe, mettiamoci a fumare, e poi sproniamo i cavalli, e cominciamo a volare in modo che neppure gli uccelli ci possano raggiungere!

E i cosacchi, curvi sui loro cavalli, si persero in mezzo all’erba. Ormai neppure i loro neri berretti si potevano piú vedere; soltanto una striscia d’erba calpestata segnava la traccia della loro corsa impetuosa.

Il sole da un pezzo guardava dal cielo sgombro e sereno, e con la sua luce apportatrice di vita e di calore aveva inondato la steppa. Tutto quel che di torbido e sonnolento i cosacchi avevano nell’anima, volò via a un tratto; i loro cuori si riscossero come uccelli che si svegliano.

Piú si andava lontano, piú la steppa si presentava incantevole. Allora tutto il Mezzogiorno, tutta quella distesa che costituisce l’odierna Nuova Russia fino al Mar Nero, era tutta una verde e vergine solitudine. Giammai l’aratro si spingeva nelle sterminate onde di quella selvatica vegetazione; soltanto i cavalli, nascondendosi in essa come in una selva, la calpestavano. Non poteva esistere nella natura nien-


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