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II


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utti e tre i cavalcatori procedevano silenziosi. Il vecchio Taras pensava al passato: innanzi a lui vedeva trascorrere la sua giovinezza, i suoi anni, quegli anni già lontani, sui quali piange sempre il cosacco, a cui piacerebbe che tutta la sua vita fosse giovinezza. Pensava quale dei suoi antichi camerati avrebbe ora trovato nella Sjec. Faceva i conti, quanti erano già morti, quanti vivevano ancora. Una lagrima scivolò pian piano sulla sua pupilla, e la sua testa grigia si chinò mestamente.

I suoi figli erano occupati da altri pensieri. Ma dei suoi figli bisogna parlare un poco piú a lungo. A dodici anni essi erano stati affidati al collegio di Kiev, perché tutti gli onorati ufficiali di quel tempo ritenevano indispensabile il dare un’educazione ai propri figli, quantunque ciò si facesse con l’intesa di doverla poi dimenticare interamente. Allora essi erano, come tutti quelli che andavano in collegio, dei


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