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PICCOLO MONDO ANTICO

di ponce; no, erano lagrime che scorrevano, senza chiedersi il perché, per loro stesse, accumulate sotto il morso del dolore di un cuore ormai gelato.

Non visse poi molto a lungo. Seppi della sua morte poco tempo addietro. È strano, però, che le circostanze della sua fine ebbero una certa somiglianza con quelle che accompagnarono la fine di Pulcheria Ivanovna. Un giorno Attanasio Ivanovic s’indusse a passeggiare un po’ nel giardino. Mentre andava lentamente per un viottolo, con la sua consueta indolenza, senza avere il minimo pensiero per la testa, gli capitò un fatto strano. Udí a un tratto che alle sue spalle qualcuno pronunciava con voce abbastanza chiara:

«Attanasio Ivanovic!» Si voltò, ma non c’era proprio nessuno; guardò da tutti i lati, sbirciò nei cespugli... nessuno da nessuna parte. Era un giorno calmo, e il sole era chiaro. Per un minuto stette a pensare, il suo volto in certo modo si avvivò, e infine egli disse:

— È Pulcheria Ivanovna che mi chiama!

Vi sarà capitato senza dubbio una volta tanto di udire una voce che vi chiama per nome; cosa che le persone semplici spiegano dicendo che un’anima è inquieta per un uomo e lo chiama a sé, e che a questa chiamata segue immancabil-


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