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PICCOLO MONDO ANTICO

lui stava, coi gomiti appoggiati alla spalliera della sua sedia, la sua giovine moglie che gli ricontava i gettoni.

Al termine dei detti cinque anni dalla morte di Pulcheria Ivanovna, trovandomi da quelle parti, mi recai anche alla piccola fattoria di Attanasio Ivanovic per visitare il mio vecchio vicino, dal quale un tempo passavo piacevolmente qualche giornata e sempre gustavo i migliori prodotti della premurosa padrona di casa. Quando mi avvicinai alla corte, la casa mi sembrò due volte piú vecchia; le capanne dei contadini erano tutte pendenti da un lato, certo, come i loro abitatori; il recinto e la palizzata nel cortile erano distrutti, e vidi io stesso come la cuoca andava a cavarne dei pali per accendere la stufa, mentre non aveva da fare se non qualche passo di piú per procurarsi gli sterpi che vi erano ammonticchiati. Con tristezza mi avviai verso la scala; c’erano ancora gli stessi barboni e bracchi, ma già ciechi e con le gambe tronche, cominciarono ad abbaiare sollevando le loro code ondulate, a cui s’erano attaccate molte lappe. Mi venne incontro il vecchietto. Eccolo, è lui! Lo riconobbi subito, ma era curvo il doppio di prima. Mi riconobbe e mi salutò con lo stesso sorriso a me noto. Entrai con lui nella sua camera. In apparenza, li tutto era co-


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