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PICCOLO MONDO ANTICO

gano degli ospiti, acciocché voi possiate presentarvi bene e riceverli convenientemente.

— Dio sa quello che dite, Pulcheria Ivanovna! — diceva Attanasio Ivanovic. — La morte deve ancora venire quando che sia; ma voi mettete paura fin da ora con codesti discorsi.

— No, Attanasio Ivanovic, io già lo so quando sarà la mia morte. Voi, però, non vi addolorate per me: io sono vecchia, e ho vissuto abbastanza, e poi anche voi siete vecchio; presto ci rivedremo nel mondo di là.

Ma Attanasio Ivanovic singhiozzava come un bambino.

— È peccato piangere, Attanasio Ivanovic! Non fate peccato, non provocate l’ira di Dio col vostro pianto. Io non mi dolgo di questo, che devo morire; di una cosa sola mi dolgo — un profondo sospiro interruppe per un minuto il suo discorso — mi dolgo di questo, che non so a chi affidarvi, chi avrà cura di voi quando io sarò morta. Voi siete come un bambino piccino: bisogna che vi voglia bene chi dovrà accudirvi.

Nel dire queste parole, il suo volto esprimeva un dolore cosí profondo, cosí sincero, che io non so se qualcuno avrebbe potuto in quel momento guardarlo con indifferenza.


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