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GOGOL

li, e stare attorno alle donne, e perder la vostra forza cavalleresca! È tempo di acquistare la gloria dei cosacchi! — E queste parole erano come scintille cadute sopra un pezzo di legno secco. L’aratore rompeva il suo aratro, i fabbricanti di birra e d’acquavite abbandonavano le botti e i tini e fracassavano i caratelli; l’artigiano e il mercante mandavano al diavolo il mestiere e la bottega, rompevano in casa le pentole e, a qualunque costo, montavano a cavallo. In una parola, il carattere russo ebbe in quel tempo un potente e largo slancio, una grande vigorosa espressione.

Taras era uno del numero degli autentici vecchi colonnelli. Era tutto costruito per le agitazioni di guerra e si segnalava per la rozza tenacia del suo carattere. Allora l’influsso della Polonia cominciava ad apparire nella nobiltà russa. Molti assumevano già costumanze polacche, introducevano il lusso, il sontuoso sfarzo del servitorame, i falconieri, i cacciatori, i banchetti, le corti. A Taras tutto ciò non andava a sangue. Egli amava la vita semplice dei cosacchi e si disgustava di quei suoi amici che inclinavano dalla parte di Varsavia, e li chiamava i valletti dei signori polacchi. Perpetuamente irrequieto, considerava se stesso come legittimo difensore dell’ortodossia. Di suo arbi-


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