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XII
’orma di Bul’ba fu ritrovata. Un esercito di centoventimila cosacchi si mostrò sui confini dell’Ucraina. Non si trattava piú di un reparto o drappello qualsiasi, allestito per far preda o per inseguire i tartari. No, tutta la nazione era insorta, perché la pazienza di un popolo era giunta al colmo — era insorta per vendicare la derisione dei suoi costumi, l’oltraggio recato alla fede degli antenati e alle sante consuetudini, l’obbrobrio gettato sulle loro chiese, i capricci dei baroni stranieri, le angherie, l’Unione, l’indegna prepotenza giudaica in terra cristiana, tutto insomma, ciò che accumulò e raddoppiò da tempi remoti l’odio feroce dei cosacchi.
Un atamano giovine ma di animo forte, Ostranjiza, capitanava tutto l’innumerevole esercito cosacco. Accanto a lui fu visto, carico d’anni, il suo saggio camerata e consigliere Gunjia. Nove colonnelli conducevano i reggimenti di
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