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GOGOL

come un tenero agnello che ha sentito sotto il cuore il ferro mortale, egli chinò la testa e rotolò nell’erba senza dire una sola parola.

Si fermò il padre assassino e stette un pezzo a guardare quel corpo esanime. Anche morto era bello: il suo volto maschio, poc’anzi cosí pieno di vigore e di fascino irresistibile per le donne, rappresentava anche ora una incantevole bellezza; le sopracciglia nere come un velluto da lutto, facevano risaltare i suoi lineamenti coperti di pallore.

— Che gli mancava per essere un cosacco? — disse Taras. — Alto di statura, con le sopracciglia nere, con un volto signorile, aveva anche un braccio vigoroso nella battaglia! Si è perduto! Si è perduto ingloriosamente come un cane spregevole!

— Babbo, che hai fatto? Sei stato tu che l’hai ucciso? — domandò Ostap sopraggiungendo in quel momento.

Taras accennò di sí col capo.

Ostap guardava intensamente il cadavere negli occhi. Sentiva una gran pietà per il fratello, e disse subito:

— Copriamolo babbo di terra onorata, acciocché non abbiano ad oltraggiarlo i nemici e non vengano a lacerarne il corpo gli uccelli di rapina.


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