Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/203


TARAS BUL'BA

seguimento della velocissima caravella turca. E non basta che giungessero incolumi alla Sjec; portarono anche una pianeta ricamata in oro all’archimandrita del monastero di Megigor in Kiev, e per l’Intercessione della Beata Vergine, la chiesa dei Saporogini, una cornice di argento puro. Quindi per molto tempo i banduristi celebrarono l’audacia dei cosacchi.

Ora, Balaban piegò la testa, sentendo vicina la sua agonia, e disse piano:

— Mi sembra, egregi signori, che io farò una bella morte: sette ne ho squartati, nove ne ho infilati con la lancia, non so quanti calpestati sotto le zampe del cavallo e non ricordo piú quanti ne ho colpiti con le palle del fucile. Che fiorisca in eterno la terra russa!

E l’anima sua si partí.

O cosacchi, cosacchi! non fate getto del miglior fiore del vostro esercito!

Kukubjenko è già accerchiato; non rimangono ormai se non sette uomini di tutta la kurjenja di Nesamajkov; ormai anche quelli si battono sopra le forze; ormai le vesti del comandante sono insanguinate. Taras in persona, vedendolo in quella stretta, si affrettò per salvarlo. Ma troppo tardi giunse l’aiuto dei cosacchi; una lancia gli si confisse sotto il cuore prima che fossero respinti i nemici che l’accerchiava-


201