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GOGOL

vine e ricca, per la gioia perenne dei vecchi genitori che gli diedero la vita.

Ma dalla città usciva ormai l’esercito nemico, tra lo strepito dei tamburi e delle trombe, e pavoneggiandosi venivano fuori i baroni attorniati da vassalli senza numero. Il colonnello corpulento dava gli ordini. E cominciarono ad avanzare compatti contro i tàbori cosacchi, minacciando, puntando gli archibugi, mandando faville dagli occhi e brillando nelle armature di rame. Appena i cosacchi li videro arrivati a tiro di schioppo, cominciarono tutti insieme una scarica dai loro archibugi di sette palmi, e senza interruzione seguitarono a scaricare gli archibugi sul nemico. Si propagò lontano il fragoroso schioppettío per tutti i campi e i prati circostanti, fondendosi in un immane rombo ininterrotto; si coperse di fumo tutto il campo; e i Saporogini sparavano sempre, senza riprender fiato, suscitando meraviglia e stupore nel nemico, che non capiva come i cosacchi sparassero senza ricaricare i fucili. Ma nelle file posteriori non facevano che caricare e passare i fucili carichi alle file anteriori. Ormai non si vedeva piú niente per la gran quantità di fumo che avvolgeva l’uno e l’altro esercito, e non si vedeva che ora uno, ora un altro veniva a


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