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TARAS BUL'BA

si presta, unica al mondo, la natura slava, natura larga e possente al paragone delle altre come il mare al paragone di fiumi sottili: in tempo di burrasca si altera tutto in mezzo ad urli e fragori, contraendosi e sollevando ondate quali non possono sollevarsi dai deboli fiumi; ma nel sereno e senza vento, piú chiaro e lucente che tutti i fiumi esso spiega a guisa di specchio abbagliante la superficie delle sue acque, perenne letizia degli occhi.

E Taras diede ordine ai suoi servi di scaricare uno dei grandi carri, che giaceva in un campo appartato. Esso era il piú grande e forte di tutti nei carriaggi dei cosacchi; con doppio grosso cerchione erano rafforzate le sue ruote massicce; esso era pieno stipato, coperto di grosse pelli di bovi, e legato strettamente con corde incatramate. Nel carro non c’erano che damigiane e barilotti pieni di vecchio vino generoso, che per molti anni era rimasto nelle cantine di Taras. Egli lo aveva preso con sé come provvista per qualche solenne occasione, acciocché, se fosse capitato un grande momento e fosse imminente per tutti un’impresa degna di essere tramandata ai posteri, allora ad ogni cosacco, dal primo all’ultimo, fosse dato di bere un vino prelibato, acciocché nel grande momento un grande sentimento dominasse in


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