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TARAS BUL'BA

un ricciolo di fanciulla conservato gelosamente per ricordo. E non sentí Borodatyj che gli volava addosso di dietro l’alfiere dal naso rosso, già da lui una volta cacciato già di sella e regalato di un buon taglio alla faccia per ricordo. Si slanciò con tutta la forza del suo braccio e lo colpí con la spada sul collo chinato. Non andò bene al cosacco la sua avidità: balzò via la testa poderosa e cadde giú il corpo decapitato, annaffiando il suolo intorno intorno. Si sollevò nelle alte regioni dell’aria la fiera anima cosacca, accigliata e crucciata, e in pari tempo meravigliata di essere volata via cosí presto da un corpo cosî robusto. Non fece in tempo l’alfiere a ghermire per il ciuffo la testa dell’atamano per appenderla alla sua sella, e già era lì un feroce vendicatore.

Come uno sparviero ruotante nel cielo, dopo aver fatto molti giri con le ali possenti, s’arresta tutto teso in un punto, e di lí piomba come una freccia su una quaglia che stride nel mezzo della strada: cosí il figlio di Taras, Ostap, volò improvviso addosso all’alfiere, e di colpo gli gettò il laccio al collo. S’infiammò piú che mai il volto rosso dell’alfiere, quando gli si strinse alla gola il nodo spietato: egli riuscí a impugnare la pistola, ma la mano, contratta convulsamente, non poté dirigere il colpo, e la pal-


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