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GOGOL

ciavano una dopo l’altra le kurjenje: Uman, Popovicev, Kanev, Steblikiv, Nesamajkov, Gurgusiv, Tytarev, Tymoscev. Mancava una sola: quella di Perejaslav. I cosacchi tiravano per essa forti boccate di fumo e col fumo sfogavano la loro pena. Chi si destò legato nelle mani dei nemici, chi non si destò affatto e dormendo passò nell’umida terra, e perfino l’atamano Chlib, senza calzoni e sopravveste, si ritrovò nel campo polacco.

Nelle città si sentirono i movimenti dei cosacchi. Tutti si sparsero sul terrapieno, e agli occhi dei cosacchi si presentò un quadro vivente: i paladini polacchi, uno piú bello dell’altro, erano sul bastione. Brillavano come il sole gli elmi di rame adorni di piume candide come cigni. Altri avevano berretti leggieri, rosei o turchini, con le creste piegate di traverso; caffettani con le maniche piegate indietro, ricamati in oro e guarniti semplicemente con cordoncini; altri avevano spade e archibugi con bordure preziose, pagate a caro prezzo da quei nobili signori... e c’erano in gran copia altri ornamenti d’ogni sorta. Avanti a tutti alteramente stava il colonnello di Buggiakov, col berretto rosso a fregi in oro. Era una figura pesante e massiccia: piú alto e piú grosso di tutti; e il largo mantello sontuoso riusciva appena a co-


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