Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/135


TARAS BUL'BA

cosí inesorabilmente e implacabilmente mi perseguiti? Nell’abbondanza e nella lussuosa sovrabbondanza di ogni cosa scorrevano i miei giorni; i piatti migliori e piú costosi e i dolci vini erano pronti alla mia mensa. E perché c’era tutto questo? a qual fine era tutto? Forse per farmi alla fine morire di una morte atroce, di cui non muore nel nostro regno l’ultimo mendicante? E non basta che sia stata condannata io a una sorte cosí orrenda; non basta che prima della mia fine dovessi vedere come stanno per morire fra tormenti insopportabili mio padre e mia madre, per salvare i quali ero pronta venti volte a dare la vita mia; era necessario che prima della mia fine mi capitasse di udire e vedere un linguaggio e un amore quale io non conobbi mai prima. Era necessario che egli con le sue parole lacerasse a brani il mio cuore, acciocché la mia sorte amara fosse ancora piú amara, acciocché io provassi anche maggiore pena per la mia giovine vita, acciocché anche piú orrenda mi apparisse la mia morte, acciocché anche piú, morendo, io dovessi imprecare a te, mio feroce destino, e a te (perdona il mio peccato!), santa Madre di Dio!

Quando ella si chetò, disperato era il sentimento che si rifletteva sul suo volto; ogni suo lineamento parlava di una tristezza che trafig-


133