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NOVELLE 97

bito. Prendi una terrina di galuskij, — disse la pania Caterina alla vecchia serva, che asciugava il vasellame di legno: — anzi, aspetta; la prenderò da me; e tu chiama i ragazzi.

Tutti sedettero a cerchio per terra: sotto la finestra il pan padre; a mano manca il pan Danilo, e alla sua dritta la pania Caterina; i dieci giovinotti appresso, in gabbanetti azzurri e gialli.

— Non mi piacciono codesti galuskij, — disse il pan padre, mangiando un poco e lasciando il cucchiaio: — non san di niente.

— So che preferisci la lapsa1 ebrea, pensò fra se Danilo, — Perchè mai, suocero, — seguitò ad alta voce: — perchè dici che i galuskij non san di niente? Vuoi dire che sono mal fatti? La mia Caterina li sa fare come di rado ne mangia lo stesso etmano. Perchè rifiutarli? È un cibo cristiano... Tutta la gente pia e i santi han sempre mangiato galuskij...

Il padre non rispose sillaba, e il pan Danilo tacque.

Portarono un cinghiale arrostito, con cavoli e prugne.

— Non mi piace il porco! — disse il padre di Caterina, prendendo una cucchiaiata di cavoli.

— Perchè non gustare il porco? — disse Danilo: — solo i turchi e gli ebrei non mangiano il porco.

Il padre aggrottò le sopracciglia.

Mangiò solo un pezzo di torta col latte e burro, invece di acquavite, bevve certa acqua nera, che si versò da una fiaschetta che portava in seno.

Dopo il pasto, Danilo si addormentò d’un sonno così profondo che si svegliò solo sul far della sera. Sedette e si pose a scrivere le note per le orde cosacche, mentre la pania Caterina, seduta sulla stufa, tentennava col piede la cuna.

Il pan Danilo stava seduto; guardava con l’occhio sinistro la carta e col destro oltre la finestra. Vedeva di là nitide le montagne e il Dnepr; al di là del Dnepr, le foreste opaline; su, il cielo sereno della notte, che schiariva ogni cosa. Ma il pan Danilo, in verità, non mirava il cielo profondo e le foreste opaline; egli fissava l’occhio sul promontorio, ove nereggiava l’antico castello. Egli era sorpreso

  1. Specie di pasta a fili.