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ma non forse inutile. 453

è che, combattuto uno di codesti monomani ragionanti, son combattuti tutti gli altri.

«L’umana natura — dice Werther — ha steso dintorno i suoi confini: gioie, dolori, patimenti, tutto essa può tollerare fino ad un certo limite: trasceso questo, rovina. Qui non si tratta, adunque, se il tale sia stato debole o forte; bensì se la misura del suo soffrire non oltrepassi il vigore, che Dio gli concedeva a sostenerlo — sia che il soffrire sia fisico o morale. Or io credo fermamente che tanto è strano il chiamar codardo l’uomo, che nell’eccesso del dolore spezza lo stame a’ suoi giorni, come sarebbe insensato chiamar codardo l’infermo che si morisse di febbre acuta.»1

  1. Lettera del 12 agosto 1771. — E l’Ortis: «Se non ci imputi (parlando della Natura) la infermità che ne uccide, vorrai forse imputarne le passioni, che hanno gli stessi effetti e la stessa sorgente, perchè de-