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d’Alpino, il figlio del canto, che spande il suo gemito sugli estinti. Il suo capo è piegato dalla vecchiaia, l’occhio suo è tutto rosso di lagrime. O Alpino, o figlio del canto, perchè sei solo sul taciturno colle? Perchè ti quereli tu, siccome buffo di vento nella foresta, siccome fiotto sulla romita spiaggia?»


alpino.


«Le mie lagrime, o Rino, sono pei morti; la mia voce è per gli abitatori della tomba. Alto sei tu sul colle; bello tra i figli della valle. Ma tu cadrai come Morar; il compianto sarà sulla tua tomba. I colli ti oblieranno, l’arco della tua gagliardìa si giacerà inerte nelle tue sale.

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