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nato irresistibilmente verso il destino di quel furibondo, e fermò in cuore di adoperarsi quanto potea a salvarlo. Parevagli ch’ei fosse più sventurato che colpevole: e tanto fu il calore ch’ei prese alla condizione di lui, che certo confidava di poter convertire anche gli altri alla sua persuasione. Però, ravviandosi verso il casino da caccia, quella sua generosa frenesia l’avea siffattamente soggiogato, che nel divisare per via le ragioni ch’egli avrebbe esposte al sindaco, andava gesticolando e parlando ad alta voce quasi impazzato.

Messo il piede nella stanza del vecchio, s’addiede d’Alberto, che era ivi, ed ebbe un momento di malumore; ma si ricompose tosto, e incominciò la sua perorazione

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