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werther. 267

mi debba se non commiserare — o rampognarmi!

Quell’uomo rispose da prima alle mie interrogazioni, con accento tranquillamente mesto, indi con aria, come parevami, un cotal po’ imbarazzata; poi divenne, ad un tratto, più aperto, come se ravvisasse in un subito sè stesso, e me, e i vecchi termini, in cui eravamo; e mi confessò i suoi errori, mi palesò in tuono lamentevole la sua sciagura. Perchè non posso io citare, davanti al tuo tribunale, ogni sua parola? Ei si fe’ dunque, a raccontarmi — e una specie di tripudio, tra l’ebete e il malinconico, parea solcargli il volto, a quella rimembranza — come la passione, ch’egli nutriva per la sua padrona, fosse andata crescendo ogni dì più, finchè, all’ultimo gli avea siffattamente invase