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zioni attuali, civili e religiose, della sua patria, e da tutto quanto potei ricavarne, non si trova questa in fiore. Il discorso era propriamente appropriato alle continue rovine fra le quali ci aggiravamo.

Gli strati delle roccie calcari sono tutti inclinati verso il mare, ed è bello scorgere in quelle che trovansi in decomposizione, alla base, gli strati superiori che sporgono in avanti, formando quasi la gronda di un tetto. Qui si odiano i Francesi, ai quali si muove rimprovero di avere posti i Cristiani in balía degl’infedeli, per la pace da essi conchiusa colla Barberia.

Si arrivava qui dalla marina per mezzo di una porta scavata nello scoglio, ed i tratti di mura che tuttora sussistono si scorgono fondati addirittura sullo scoglio. Il nostro cicerone ha nome D. Michele Vella, antiquario, ed abita presso maestro Gerio, vicino a S. Maria.

Nel piantare le fave qui tengono il metodo seguente: praticano alla voluta distanza buchi nella terra, vi cacciano un pugno di concime, aspettano che piova, ed allora sotterrano la fava. Bruciano poi gli steli disseccati delle fave, e si valgono delle ceneri per il bucato. Non fanno punto uso del sapone. Bruciano parimenti la corteccia esteriore dei mandorli, e si valgono di quella cenere, a vece di soda. Lavano dapprima i panni nell’acqua, quindi li sciacquano in quella lisciva.

La loro rotazione agraria è la seguente. Fave, frumento, tumenia, ed il quarto anno lasciano riposare il campo, mandandovi il bestiame a pascolo. Il tumenia, il cui nome vuolsi derivato da bimenia, è un dono prezioso di Cerere; una specie di grano estivo, il quale matura in tre mesi. Lo seminano in principio di gennaio, e nel giugno è sempre maturo. Non richiede molt’acqua, ma ha bensì d’uopo di molto caldo. Da principio ha foglia sottilissima, cresce parallellamente al frumento, ed in ultimo è molto forte. Il frumento poi, lo seminano in ottobre o novembre, e matura in giugno. L’orzo seminato nel novembre, è parimenti maturo nel giugno, e sulle sponde del mare, vari giorni prima che nei monti.