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quali in nulla si distinguono da quelle profane, toltone che non vi ha ballo fra un atto e l’altro; del resto lo spettacolo è gaio e variato, per quanto è possibile. Al teatro S. Carlo si recita, La distruzione di Gerusalemme per opera di Nabucodonosorre. Mi parve cosa da lanterna magica, ovvero convien dire che io non abbia più genio per tal fatta di spettacoli.

Oggi siamo stati col principe di Waldeck a Capo di Monte, dove vi ha una grande collezione di quadri, di monete, e di altre varietà. Il tutto trovasi allogato alquanto alla rinfusa; però vi sono oggetti molto pregevoli, e le mie idee in quel ramo si vanno sempre più ordinando. Le monete, le gemme, gli aranci i quali crescono artificialmente in vasi nelle contrade settentrionali, fanno tutt’altra figura qui, nel loro suolo indigeno, dove si vedono in grande quantità, imperocchè dove le opere d’arte scarseggiano, basta la rarità a dare loro pregio; qui per contro, quelle cose sole si apprezzano, le quali hanno merito reale, intrinseco.

Ora qui si pagano a caro prezzo i vasi etruschi specialmente, e per dir vero ve ne sono stupendi. Non havvi viaggiatore, il quale non voglia portare via qualche oggetto d’arte; non si bada alla spesa quanto si farebbe in patria, ed io stesso ho timore, di cedere alla forza dell’esempio.


Napoli venerdì 9 marzo 1787.

Fra i piaceri del viaggiare, havvi quello pure che le cose le più abituali, per la novità e per la singolarità dell’aspetto, aquistano il carattere quasi, di un avventura. Tornato di Capo di Monte fui ancora alla sera a fare una visita in casa Filangeri e trovai seduta sul canapè accanto alla padrona di casa una signorina, il cui aspetto esteriore non mi parve corrispondere alla franchezza soverchia, ed alla libertà di tutto il suo contegno. Vestita di un abito di seta leggiero, a striscie, pettinata in una