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produrre quanto pure sarebbe bene, ma bensì le cose unicamente, alle quali si ha assuefazione. Per far progressi vi vorrebbe esercizio regolare, seguitato; se non che, dove trovare tempo, e modelli? Intanto però, mi accorgo che col lavoro assiduo di queste due settimane sole ho fatto progressi notevoli.

Gli artisti provano piacere ad insegnarmi, perchè capisco facilmente; ma ciò non basta. Il capire presto, è fuori di dubbio pregio naturale dell’ingegno, ma per fare bene poi, si richiede lunga pratica.

Un dilettante però, per quanto si sente debole, non si deve punto lasciare prendere dalla sfiducia. Quelle poche linee che io caccio giù sulla carta, spesso in fretta, raramente con precisione, mi giovano pur sempre a rappresentarmi meglio le cose materiali, ad acquistarne idea complessiva, nel considerare gli oggetti con maggiore attenzione.

Non conviene il volere assumere carattere di artisti; vuolsi contentare di far le cose a modo suo; imperocchè la natura ha preso pensiero pure dei piccini, e la perfezione non ha per conseguenza che quanto non è perfetto, non possa avere pregio a sua volta: «Un uomo piccolo, è pur sempre un uomo.» Lasciamo che faccia quello che può.

Ho visto due volte il mare; prima l’Adriatico, poi il Mediterrano, ma alla sfuggita soltanto. A Napoli ne farò ampia conoscenza. Tutto ora mi spinge colà; perchè non vi anderò più presto, a miglior mercato! Quante cose, e tutte nuove non avrei io a parteciparvi di colà.


Il 17 Febbrajo 1787.
alla sera, dopo ultimate le pazzie del Carnovale.

Mi duole lasciare Moritz. Egli si trova bene avviato, ma siccome può fare da sè, va cercando nascondigli i quali gli tornino accetti. Gli ho dato per consiglio di scrivere ad Herder; troverete qui annessa la sua lettera, ed io de-