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Il 29 Dicembre 1786.

Dovrò dire molte cose ancora di Tischbein, e dargli vanto di essersi formato da sè, in modo originale, propriamente tedesco, come pure di essersi preso durante il suo secondo soggiorno in Roma molto pensiero di me, coll’avermi fatto preparare una serie di copie delle opere dei migliori maestri, le une al lapis, altre alla seppia, od acquarello, le quali, recate in Germania, lontane dagli originali, acquisteranno maggior pregio, e varranno a mantenermi viva la memoria di quelli.

Nella sua carriera artistica, dedicata dapprima alla pittura di ritratti, si trovò Tischbein, a Zurigo specialmente, in relazione di uomini distinti, traendo dalla frequentazione di questi, grande profitto.

Ho portato qui meco la seconda parte dei fogli sparsi e mi fu grandemente accetta. Herder udrà con piacere quanto mi abbia giovata la lettura ripetuta di quel libriccino. Tischbein non riusciva a comprendere, come uno avesse potuto scrivere quelle pagine, senza essere stato mai in Italia.


Il 29 Dicembre.

In questa cerchia artistica si vive quasi in una stanza tutta specchi, dove si vedono di continuo, ed anche più di quanto si verrebbe, se stesso e gli altri. Mi ero accorto di già che Tischbein mi stava spesse volte osservando attentamente, ed ora sò che egli ha intenzione di eseguire il mio ritratto. Ne ha fatto di già uno schizzo, ed anzi ha fatto preparare pure la tela. Mi vuole dipingere ora di grandezza naturale, in abito da viaggio, avviluppato in un ampio tabarro bianco, seduto all’aria libera sur un obelisco rovinato a terra, e nel fondo del quadro intende collocare un tratto della campagna di Roma, colla vista di alcune rovine. Sarà fuor di dubbio un bel quadro, e