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era fornito, le quali gli dovevano aprire molti archivi e biblioteche non accessibili al pubblico, in guisa che suoi desideri al riguardo tornarono vani.

Egli ha fatta una bella raccolta di monete, e di medaglie, e mi disse possedere un manoscritto, il quale fissa e stabilisce regole certe per la munismatica, quando le opere di Linneo per la botanica. Herder glie ne potrà domandare maggiori informazioni, e non gli sarà fors’anco impossibile ottenere copia di quello scritto. È possibile fare qualcosa a questo riguardo, è tosto o tardi, converrà pensare a coltivare pure questo campo.


Il 25 Dicembre.

Comincio ora a visitare le cose migliori per la seconda volta riportandone un’idea più chiara, più precisa, che nello stupore e nella confusione di una prima visita. Per potere raggiungere questo scopo, fa d’uopo che l’animo sia pienamente riposato, e tranquillo.

Il marmo è propriamente un materiale prezioso, ed è per questo motivo, che l’originale dell’Apollo del Belvedese reca cotanta soddisfazione, imperocchè il soffio di vita, il rigoglio di giovinezza che emana da quello scompare nelle copie in gesso, anche le più fedeli, e le più accurate.

Di fronte alla mia abitazione, nel palazzo Rondanini, si scorge una testa di Medusa, più grande del vero, e nei lineamenti stupendi, e propriamente distinti di quella figura, si scorge riprodotta colla maggiore evidenza la rigidezza della morte. Posseggo di già varie buone copie o riproduzioni in gesso, ma il prestigio del marmo svanisce. Non vi ha più traccia della trasparenza, dell’aspetto di vita di quello. Il gesso è inerte, morto.

Reca però piacere lo assistere alla riproduzione in gesso delle statue; lo scorgere le membra stupende da quelle uscire ad una ad una dalla forma, porgendo aspetto nuovo. Ed inoltre si possono contemplare in quelle riproduzioni,