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capitolo iv. - la signora tuttavia. 229

col racconto, diremo che Geltrude dopo la sua professione, 1continuava ad opporre nel suo cuore un ostacolo ai rimedj e alle consolazioni che la religione avrebbe date alla sua sciagurata condizione: e questo ostacolo 2 erano le consolazioni, ch’ella andava cercando altrove e particolarmente nelle cose che potevano lusingare il suo orgoglio. 3

Il lettore non avrà forse dimenticato che la famiglia onde usciva Geltrude era molto potente, e che questa era la cagione principale per cui ella era stata tanto desiderata nel monastero. In fatti il monastero aveva acquistato nel marchese Matteo un protettore 4 dichiarato, il quale risguardava ormai come parte del suo onore l’onore del luogo dove si trovava una sua figlia. Ma questo vantaggio le suore lo pagavano, e per verità la cosa era giusta. Lo pagavano in tanti sgarbi, in tanti scherni, in tante fantasticaggini, che avevano a sopportare da Geltrude; la quale, ricordandosi di tempo in tempo delle arti usate da quelle per ajutare a tirarla in quel luogo 5 dove di tempo in tempo ella non si poteva 6 patire, si sfogava avventando beccate agli uccelli che avevano cantato per farla venire nella loro gabbia. E queste beccatelle le suore le toccavano senza 7 risentirsene, per non perdere tutto il frutto del loro acquisto. Geltrude, vedendosi cosi distinta, cosi sopportata, tanto più libera delle altre, provava talvolta un certo conforto iracondo nel valersi di questi vantaggi, e nell’esercitare in tal modo la sua superiorità. Una superiorità d’un altro genere era pure per essa una occasione continua di cercare 8 consolazioni 9 nell’amor proprio, ed era la sua bellezza: ma quali consolazioni, per amor del cielo! pari a quelle che provava Robinson nella sua isola 10 in contemplare le monete ch’egli aveva trovate 11 nei frantumi del vascello, sul quale era naufragato. Anzi non pari, perché quel solitario le gettò in disparte con disprezzo, 12

  1. non potè
  2. era l'orgoglio dal quale ella cercava consolazioni d’un altro genere. La poveretta si rodeva
  3. Da e questo fino qui un segno verticale di lapis, e a margine in lapis: «ascetico, e lo dirò francamente di cattivo gusto. Il seguito spiega l’idea, e benissimo.»
  4. spacciato
  5. Sottolineatura, in lapis, da in tempo fino a luogo e a margine, sempre in lapis: «Excellent! ma quando le seppe queste arti? È d'uopo d'un cenno che le spieghi.»
  6. vedere
  7. troppo lamentarsi per
  8. di queste
  9. affannose nell’amor proprio: la sua bellezza
  10. nel
  11. nelle rovine
  12. [facendo lor | e non vi pe] dicendo loro qualche parola