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22 vittorio alfieri


LXX.

7 giugno 1796.

Libertà che vuol tormisi lung’Arno,
Di tirannide ad onta avrò sott’Arno.

LXXI.

5 gennaio 1797.

Fattisi in Gallia re gli avvocatuzzi
Più che quanti mai re delitti fanno.
Stuzzican essi i nostri re cocuzzi,
Che buoni esser non ponno, e rei non sanno.
Testa e coda son dunque egual genía;
Ma sempre pur più danno
A un popol reca l’avvocateria.

LXXII.

13 febbraio 1797.

Sacro ebbi già di cittadino il nome,
Quando, or due lustri, ignoto al par che puro
Alma accennava di servili some
Scarca, e nobili sensi in cor securo.
S’oggi avvien poi, che cittadin si nome
L’empio assassino, e il ladro, e il rio spergiuro,
Titol d’infamia ed ai liberti audaci
Consacrato omai sol, nel fango giaci.

LXXIII.

23 febbraio 1797.

Mi vien da rider, quand’io sento dire
Che un birbo o sciocco pensa alla francese.
Il vestire, il ciarlare, l’arricciarsi,
Il ballare, il rubare, ed il vantarsi,
Son cose queste ch’ei può avere apprese
Da quel gentil paese:
Ma il pensare e il sentire,
Tanto prender si può da que’ scimiozzi
Quanto attinger si può fuoco dai pozzi.