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Nuovi proclami e sempre nuovi governi 43

{Viva Maria!» E in questi due santi nomi prendevano e rubavano tutto quanto loro capitava sotto. I fiorentini che non si smentiscon mai neppur nelle disgrazie, parafrasavano quelle religiose grida furfantesche, dicendo, quando vedevano, quei branchi d’aretini:

Viva Gesù e Maria
  E questa roba l’è mia!

Gli aretini se ne andarono mettendo l’assedio a varie città, percorrendo buona parte d’Italia, dove però non c’erano più francesi.

Il 20 luglio arrivò a Firenze anche il generale Klenau, che alloggiò al palazzo Riccardi. Egli abolì subito il bollo francese e rimise in uso quello di Ferdinando III. Ricostituì poi la guardia cittadina, detta urbana, che fu composta di dodici compagnie di 120 uomini, la quale intervenne ad una gran rivista passata dallo stesso generale alle Cascine, ed alla quale intervennero quei due reggimenti di cavalleria russa, «armati di picche con le quali avevano infilato le zucche e i salami, e vestiti con superbe uniformi che destarono meraviglia e stupore nel popolo che gli accompagnò in fortezza gridando: Viva l’imperatore Paolo!»

Intanto fra il Senato ed il governo provvisorio di Arezzo nacque un aperto dissidio, poiché una deputazione aretina, guidata da Niccolò Gamurrini, era andata a Vienna ad umiliare ai piedi di Ferdinando III la proposta di separare dal resto della Toscana gli Stati occupati dagli insorti. Ma siccome l’insurrezione, per il modo con cui era stata condotta