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448 | Firenze vecchia |
Il vetusto edifizio aveva subito in più tempi deturpazioni ed alterazioni tali, da svisarne assolutamente il carattere e la primitiva impronta.
Dal lato di Via del Proconsolo e di Via Sant’Apollinare le antiche finestre bifore furono in parte rimurate e ridotte a tramoggie per i
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/8a/Giuseppe_Conti_Firenze_vecchia%2C_Firenze_1899_%28page_460_crop%29.jpg/250px-Giuseppe_Conti_Firenze_vecchia%2C_Firenze_1899_%28page_460_crop%29.jpg)
carcerati, i quali, onde impietosire i, passanti, calavano dalle inferriate uno spago con una borsetta bianca: e perchè questa scostasse dalle bozze di pietra della facciata, tenevano lo spago legato a un pezzo di canna come se pescassero. E infatti pescavano i gonzi che credevano alle loro querimonie, ai loro lamenti, e più che altro alla loro innocenza.
Bastava passar «dal Bargello» per sentire gridar forte le solite lamentazioni pietose del «povero padre di famiglia, » e della «vittima » altrui. Costoro per fare effetto inventavan tutte le birbonate possibili: promettevan preghiere alla Madonna e a tutti i santi, anche meno conosciuti, purché chi passava buttasse nella borsetta bianca qualche cosa. A prima vista può sorprendere che i carcerati potessero avere lo spago, la borsetta e la canna, per tenerla distante dal muro; ma la meraviglia cessa quando si sa che il provvedere di tali oggetti i detenuti, era un in-