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Piazza del Granduca 407

E dire che c’era della gente che aveva lo stomaco di raccattarlo e di osservarlo come se fosse stato un oggetto prezioso, o una reliquia!.,.

Alcuni di quei professori per mostrare con una grandezzata la sicurezza nella loro valentìa, al disgraziato a cui la Provvidenza levava in quel momento le sue sante mani dal capo, legavano il dente con uno spago: poi scaricando a bruciapelo una pistola, il povero contadino che non s’aspettava quell’acciacco, tutto impaurito dava una stratta come per scappare e così il dente veniva estratto da sé.

Di cotesti enormi scienziati, qualcuno era veramente abile, e dava consulti in casa col pagamento d’un paolo - cinquantasei centesimi! - Facevano operazioni d’ogni genere, estirpavano tumori, tagliavano cancri, pezzi di naso.... insomma nessuno di quelli che capitavano nelle loro mani andava via intero.

I contadini, non erano solamente vittima dei ciarlatani; perchè tra tutti coloro che capitavano in Piazza del Granduca facevano a chi li metteva più in mezzo.

Quelli che vendevano gli orologi, - che il popolo chiamava martinacci, specie di grosse chiocciole delle quali avevan tutta la figura - tenevano il primo posto.

Questa specie di orologiari di ventura o di contrabbando, con una scatola al collo piena d’orioli vecchi e nuovi, si fermavano dove c’eran più fitti quei tarpani, e senza dir nulla ad aspettare indifferenti, perchè sapevano che gli allocchi ci sarebbero cascati di suo. Costoro non avevan la pretesa esclusiva di vendere, ma s’adattavano anche a fare i baratti; ed era questa loro furbesca condiscendenza, che tirava nella rete i gonzi, i quali ci cascavano che era un piacere.

Per riuscir meglio nell’intento, quegl’imbroglioni avevano i loro manutengoli, o trucconi, i quali figuravano di contrattare uno di quelli orologi; e poi fingendo di non accomo-