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Passeggiavano un giorno insieme e, incontratisi con alcuni amici, venne voglia al maestro, che già aveva conseguito la licenza liceale e studiava per la laurea, di dare un saggio del suo sapere nella lingua latina, passò una grande vettura, che portava scritto a grossi caratteri la parola omnibus nella parte posteriore. Egli lesse la parola e disse ad alta voce: — Voglio pregare il padrone della vettura di correggere una buona volta quell’errore. — Quale? — gli domandò il mio amico. — Alla parola omnibus occorre un’acca innanzi all’o. — Ma no! — esclamò l’altro, senza potersi frenare: — omnibus deriva da omnis omne e non da homo hominis. — Egli non replicò, ma rimase mortificato dalla osservazione fattagli, che sarebbe scappata anche dalla bocca di un San Francesco. Oh quante lauree valgono, come titoli, meno di una pubblicazione seria, di un’opera d’ingegno! Ma torniamo al nostro soggetto.

Come rimediare, per la scuola normale femminile, al grave inconveniente indicato? mi torno a domandare.

Alcuni credono che possano giovare delle istruzioni brevi a precise, alle quali dovrebbe attenersi ogni professore nell’esporre la sua lezione per riparare alla mancanza di studi pedagogici (compiuti solamente da quello di pedagogia) e alla conoscenza pratica dell’arte insegnativa, ciò che gli fa spesso ottenere frutti relativamente inferiori a quelli che ottiene un modesto maestro elementare, e prova ad evidenza che sovente il professore più dotto non è il miglior insegnante.

E allori bisognerebbe prescrivere chiaramente: 1° che il professore, dopo aver fatto una lezione, deve assicurarsi, con acconce interrogazioni, che gli scolari l’abbiano ben compresa e chiarire i dubbî sorti in coloro