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Del Gemelli. 319

alcun modo tentar la fuga.

Continuò la calma il Martedì 7. a vista d’Isole disabitate, nidi di corsali. Era sì grande il caldo, che mi parve l’Inverno d’India eguale alla State d’Italia; benche nella lunghezza de’ giorni non sia differente dal nostro. Mentre durano sì fatte calme, sogliono i Persiani di buon’ora spogliarsi nudi, e farsi buttar sul capo molt’acqua marina, per lavarsi il corpo; che sempre tengono puzzolente a cagion delle camicie colorite, che portano molti mesi, senza giammai mutarsele.

Tardi si mosse il vento favorevole, che ci pose a vista dell’Isola di Pissini. Tenevamo intanto sempre la prora ad Oriente, acciò scoperta la punta di Diù, come più avanzata in Mare, dirizzassimo più sicuramente il cammino per Suratte, e Daman. Durò l’istesso buon vento il Mercordì 8. si toccò però a mezzodì un falso all’arme, vedendosi venire verso di noi un vascello. Io scoppiava delle risa, vedendo quei Mori dar di piglio a gli arrugginiti schioppi (che usano tutta miccio) in cui si fondava ogni loro difesa; non portando il nostro vascello, che otto piccioli pezzi di artiglieria, e mal pratichi


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