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così grandi, almeno ugualmente leggiadri. Indi due altri belli edificj, con loggie al di sopra, per goder la veduta d’una bella peschiera, ch’è nel mezzo. Quivi alzandosi il terreno, per continuare il cammino, può salirsi per due strade, fra le quali è una fabbrica, per mantenere il suolo uguale. Per amendue i lati, fra convenevoli spazj, sono picciole case di delizia, con vaghissime facciate, dalle quali si entra in varj giardini del Re, adorni d’alberi d’ogni sorte.

Dopo aver goduto di sì bella prospettiva, per sì lunga famosa strada, si giunge al gran giardino Reale, chiamato Azar-gerib[Pietr. della Vall. par. 1. c. 46.], lungo tre miglia, e largo uno. Sul principio si truova una bellissima facciata, con doppio ordine di loggie, dalla parte della strada, e da quella del giardino dipinte superbamente (a simiglianza della casa) di oro, ed azurro, con figure all’uso di Europa. Ne’ quattro angoli sono quattro belle Torri, sì per ornamento, come per farvi i nidi le colombe. Vi passa per lo mezzo un canal di acqua, che in correndo su le ben tagliate pietre, vagamente salta; ed altrove (perché il terreno non è piano) fa leggiadre cadute, e come tanti specchi,

     Parte II. G in