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è accompagnata da aridità generale della terra e da eccessivo calore dell’atmosfera. Queste ultime circostanze rendono la malattia frequente nelle bestie da lavoro, soprattutto allorquando questi animali fanno viaggi, ai quali non sono abituati. D’altronde è cosa chiara che i buoi d’alta statura e molto pesanti non possono lavorare senza portar ferri ai piedi, a meno non camminino abitualmente su di un terreno molle e poco consistente.
L’animale arenato finge dapprima, finisce zoppicando sempre più, e prova, appoggiandosi sui piedi ammalati, il più vivo dolore, il quale cagiona alle volte la febbre, la tristezza e l’inapetenza. Se si cocostringe in allora il ruminante a camminare, cade tosto ripreso od incapace di sostenersi; tale è la sorte di molti buoi provenienti da lontane regioni, e condotti a Parigi per la macellazione.
Il cammino, causa occasionale dell’affezione, produce insensibilmente la logoranza, l’assottigliamento progressivo dell’ugna, e fa di sovente nascere alla suola ed ai talloni delle echimosi e compressioni. La malattia continuando a far progressi, si complica di tumefazione delle corone e delle pastoje, finisce col degenerare in riprensione, la conseguenza più ordinaria della quale è la caduta dello zoccolo dell’uno o dei due unghielli.
L’arenatura è molto frequente ne’ difalangi maggiori, sovrattutto in quelli che servono ai lavori dell’agricoltura. A meno non sia degenerata in riprensione, o non trovisi complicata da altre malattie, il