Pagina:Girard - Trattato del piede negli animali domestici.pdf/141


— 135 —


Non si può disconvenire che certe parti della medicina veterinaria, siccome le malattie, non sieno seminate di nomi barbari, di termini bassi ed ignobili; ma che cosa importa che i termini usitati sembrino mancare di nobiltà, se non hanno seco alcuna idea falsa, e se possono impiegarsi senza gravi inconvenienti? I nuovi vocaboli non dovrebbero essere creati che quando idee nuove, male indicate dagli antichi, li rendessero quasi indispensabili; una nuova espressione dovrebbe sempre essere il segnale, il geroglifico d’una scoperta, e non essere che da questa legittimata. Anche per la loro mancanza di significazione, le antiche espressioni poterono piegarsi ai progressi della patologia, e prendere ad ogni epoca il valore delle idee che si attaccavano alle cose che servivano ad esprimere. Ammettendo la necessità d’una riforma nella nomenclatura patologica, pensiamo che questi cambiamenti dovrebbero operarsi a misura che nuove conoscenze venissero aggiunte al dominio della medicina veterinaria. Il linguaggio venendo ad essere così gradatamente ristabilito, diverrebbe più istruttivo, più facile, più utile e più sicuro.