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Questo Giovanni di S. Giovanni potrebb’essere il fratello di Masaccio e se, come si afferma, egli fu anche soldato, si potrebbe trovare un argomento di più per ritenerlo autore di questa storia, nel fatto che le armi adoperate dai carnefici, gli archi, le frecce, le faretre sono ritratte con una cura ed una conoscenza tutte speciali, anche nei loro minimi particolari.

Come abbiamo già osservato, i dipinti che offrono un interesse maggiore perché risentono in modo più accentuato della trasformazione dell’arte del quattrocento, sono quelli che occupano lo spazio della parete sotto la seconda volta e che hanno nel centro, dove fu in origine l’altare, la figura di S. Antonio Abate; il Santo, seduto, tiene colla destra mano il bastone o taù e la sinistra appoggia sopra ad un libro che posa sul ginocchio. La figura è racchiusa in una specie d’edicola circondata da una quantità di storiette di piccolissime figure, rappresentanti episodi della vita del Santo eremita. Dal poco che rimane di queste storiette si rivela la mano energica, vigorosa dell’artista che infonde nei suoi personaggi una singolare espressione e che raggiunge effetti di colore arditissimi.

Accanto alla storia di S. Antonio è un’altra storia rettangolare che rappresenta le stimate di S. Francesco: come concetto è una delle tante riproduzioni della composizione di Giotto; ma nella figura del Santo inginocchiato, colle braccia tese, colla testa sollevata e rivolta verso il cielo dove appare il Crocifisso fra le rosse ali dei cherubini, c’è una energia d’espressione, c’è un movimento così vivo, che impressiona. Non