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Firenze offriva allora esempio unico di artistica fecondità, e Brunellesco e Donatello erano a capo della eletta schiera, che alla pittura, risuscitata da Giotto e per lungo tempo assopita nella consuetudine d’una sterile e fiacca imitazione, dava impulso ammirabile, animava e rendeva feconda.

E da Firenze, ove attratti accorrevano da vicino e anche da lontano molti giovani per entrare nelle botteghe dei maestri più reputati, si spandeva all’intorno per largo circuito questa vitalità intellettuale e questa resurrezione, di cui le popolazioni si compiacevano. Sulle massicce e munite porte della città e dei castelli si dipingevano la Vergine e i Santi protettori; le pareti delle chiese si popolavano di sacre storie e di figure votive; sulle strade della pianura fra i campi ubertosi, come su quelle più remote ed alpestri, spiccavano dai tabernacoli molte immagini aspettanti il saluto o l’elemosina dei devoti.

Certo è che nel secolo XIV e sul cominciare del XV il castello di San Giovanni ebbe alcuni pittori, dei quali conosciamo solamente il nome 1, e forse furono opera di loro molte antiche pitture andate perdute; quelle tuttora esistenti nella Pieve 2 e gli affreschi scoperti re-

  1. Mag. Donatus f. al. Lucae pictoris q. Donati a Castel S. Giovanni, al Proconsolo nel 1382. (Spogli di Cosimo Della Rena, cod. Magliab. 206 Cl. 26 a c. 356t). Mariottus ol. Cristofori pictor de Castro S. Joannis, emit nel 1429. In Gab. D. 81 a c. 162. (Zibaldone del Del Migliore, cod. Magliab. 141. Cl. 26. a c. 161). Sua portata al Catasto nel 1433. (Arch. delle Decime. Catasto 1427 (1433) 20 Leon Nero, a c. 764).
  2. Al presente non vi restano che una tavola cuspidale a tempera, su fondo d’oro, con la Vergine e S. Giovanni Evangelista, attribuita a Spinello