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Il Diavolo 21


nessuno. Scendo dal letto, al buio, riprendo i panni, li raccomodo alla meglio e rimonto: sì, lo perdevo bene il mio tempo! Io a tirare in su, e un altro a tirare in giù: e bella, credendo sempre che fosse Tobia, perchè non lo sentivo russar più, stizzito a buono, gli dissi nel mentre che tenevo i lenzuoli:

— Insomma la vuoi finire?

Allora sì che tiravano!

— Oh! Si deve vedere chi ha più forza! Presi i lenzuoli con tutte e due le mani e nel mezzo, per far più forza, li presi perfino coi denti.

— E chi vinse?

— Mi sentii strascicare per il letto come fossero in quattro a tirare, e quando fui in fondo, vedendo di non ce la potere, lasciai andare ad un tratto i panni: così, dissi fra me, ora a Tobia gli fo battere un bel picchio in terra. Ma sì, non cascò nessuno; sentii invece ridere in fondo di camera come in atto di canzonatura...., e sotto seguitavano a macinare. Cerco i fiammiferi e non li trovo, al tasto trovo i calzoni e me gl’infilo. Rinciampo un fiammifero, lo frego al muro, ed al bagliore vedo un’ombra scappare ed entrare in quel sotto scala: io fo una corsa colla giubba in mano.

— Caro Tobia, — dissi, — un po’ per uno; ci sei? O stacci, — e tirai la stanghetta.